I guai di papà Alfano e quell'improvvisa rinuncia di Angelino

I guai giudiziari di Angelo Alfano potrebbero essere la causa della rinuncia anticipata ASSE PDL-UDC PER ELECTION DAY A FEBBRAIO CON REGIONALIdel figlio Angelino. Il 6 dicembre scorso annunciò che non si sarebbe ricandidato per “riprendersi un pezzo della sua vita fuori dal palazzo”. E ora il padre viene indagato. Il papà di Angelino, ex democristiano, ex vicesindaco di Agrigento, malgrado l’età, è ancora oggi un bel traffichino. Un modo di fare che ricorda quello di altri genitori eccellenti (Renzi, Boschi e Lotti).
Alla luce dell’inchiesta sulla Girgenti Acque, che sta interessando il papà Angelo, qualcuno paventa il sospetto che Angelino Alfano non ne fosse all’oscuro e che per evitare di trovarsi in una tempesta giudiziaria, abbia preferito farsi da parte. La vicenda riguarda assunzioni pilotate fatte dalla Girgenti Aque, riservate a parenti ed amici in cambio di favori.
Spulciando i gravissimi reati che coinvolgono 73 indagati (tra cui un prefetto, un ex governatore, un ex presidente della Provincia, un ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, un ex direttore dell’Inps, il presidente dell’Antitrust) che vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, dalla corruzione al voto di scambio, dal riciclaggio alle false comunicazioni sociali fino all’inquinamento ambientale, si capisce perché, il 6 dicembre scorso, Angelino, a sorpresa, abbia annunciato che non si sarebbe ricandidato alle prossime Politiche. Si sarebbe trovato a fare il capolista del suo partitino nel pieno di una tempesta giudiziaria. «Voglio compiere questo gesto perché quello che ho fatto in questi anni è stato dettato da una sincera passione per l’Italia. Mi riprendo un pezzo della mia vita fuori dal palazzo», disse. Lo fece passare come un gesto valoroso invece il sospetto oggi è che fosse già a conoscenza di tutto: che Girgenti-Acque-1-624x300suo padre era implicato in un grosso casino che rischiava di abbatterlo. La storia è quella di assunzioni pilotate per parenti ed amici fatte dalla Girgenti Acque, società di gestione del servizio idrico e fognario in molti comuni della provincia della città dei Templi, in cambio di favori. Le responsabilità che ricadono su Angelo Alfano fanno proprio capo a questo. Scavando nella famiglia del ministro si scopre che in tanti hanno fatto carriera. Tutti assetati di incarichi e posti di potere. Nel luglio 2016 scoppia l’inchiesta su tangenti, politica e imprenditoria, che coinvolge il fratello del ministro, Alessandro. Il faccendiere Raffaele Pizza, finito poi Alessndroagli arresti, avrebbe fatto assumere Alessandro Alfano in una società del gruppo Poste Italiane. E anche lì spunta il nome del padre Angelo in una intercettazione riguardo a 80 curriculum che avrebbe caldeggiato per assunzioni in Poste Italiane. È Marzia Capaccio, segretaria di Pizza, a rivelarlo: «…mi ha chiamato suo padre… mi ha mandato ottanta curriculum… ottanta… e dicendomi…non ti preoccupare….tu buttali dentro». La stessa cosa che avrebbe fatto per la Girgenti Acque.
Poi c’è la moglie di Angelino, Tiziana Miceli, avvocato civilista, che a incarichi sta mogliemessa bene: ne ha ricevuti cinque dalla Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici. La delibera portava la firma di Mauro Masi, ad di Consap ed ex dg della Rai. Poi la Miceli ha ottenuto incarichi anche dalla Provincia di Palermo e dall’Istituto autonomo case popolari. Poi arrivano i cugini. Antonio e Giuseppe Sciumè, dirigenti di Rete ferroviaria italiana e di Blueferries e Viviana Buscaglia, assunta all’Arpa Sicilia.
Per gli «Alfano» le assunzioni sono diventate uno sport.
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